"Milano? No, ho scelto il San Marcellino per sconfiggere un tumore"

“Anche ieri, mentre facevo la spesa, mi son sentito ripetere le stesse cose: ‘Ma davvero ha fatto quell’intervento all’ospedale di Muravera, non c’è da fidarsi, sarebbe stato meglio andare fuori’. Lo hanno detto a me, senza sapere che abito vicino a Saronno, a pochi chilometri dal regno di Veronesi. Ecco, non posso continuare a sentire […]

“Anche ieri, mentre facevo la spesa, mi son sentito ripetere le stesse cose: ‘Ma davvero ha fatto quell’intervento all’ospedale di Muravera, non c’è da fidarsi, sarebbe stato meglio andare fuori’. Lo hanno detto a me, senza sapere che abito vicino a Saronno, a pochi chilometri dal regno di Veronesi. Ecco, non posso continuare a sentire queste cose, il San Marcellino è un centro d’eccellenza che non ha nulla da invidiare ai grandi ospedali del nord Italia”.

Ottavio, 77 anni, originario di Senorbì ma da una vita residente a Cislago, lo scorso 25 settembre è stato sottoposto ad un intervento complicato: asportazione dello stomaco. Un tumore da debellare, diagnosticato dai medici del San Marcellino di Muravera dopo una gastroscopia. Sette ore sotto i ferri. Una battaglia da vincere e da raccontare “perché solo così le gente capirà l’importanza e la professionalità di questo ospedale”. Perché Ottavio, viso sereno e sorriso accennato, è entusiasta del trattamento che i medici gli hanno riservato: “Mi hanno coccolato dal primo giorno, sono stati eccezionali. Dal dottor Ottonello all’ultimo degli operatori sanitari”.

Ottavio non avrebbe mai pensato di farsi operare nel Sarrabus. Era qui in vacanza, come ogni anno. A Villaputzu esattamente, dove la figlia Daniela ha preso casa. “E’ stato il destino ad indirizzarmi verso il San Marcellino, se fossi stato male un attimo prima della partenza sarei rimasto in Lombardia”. Ed invece eccolo qua, anche dopo l’intervento: “Mi hanno detto che sarei potuto rientrare in Lombardia ma mi sono trovato talmente bene che ho deciso di farmi seguire in tutto e per tutto dai medici di Muravera”.

E’ seduto sul divano, c’è il camino acceso. Preferisce dimenticare i momenti in cui credeva che fosse tutto finito. Però all’inizio – ci pensa Daniela a raccontarlo – “era molto depresso, non aveva voglia di vivere, piangeva. I medici lo hanno aiutato tantissimo, anche dal punto di vista umano. Sempre una battuta, una coccola, un sorriso”. Senza mai far pesare l’età: “Lo trattano – ha aggiunto la figlia – come fosse un ragazzo, sono davvero eccezionali. Forse, da qualche altra parte, un paziente di 77 anni non sarebbe stato trattato con tutto questo riguardo”.

Dopo l’intervento Ottavio ha iniziato la chemioterapia, qualche pastiglia al giorno; e si reca all’ospedale una volta la settimana. Una visita amichevole, le analisi, il reparto di oncologia che funziona: “Non solo quello – spiega Ottavio – ogni reparto è efficiente. Un ambiente sereno, con delle persone splendide”. Dottor Ottonello, dottoressa Pedditzi, dottor Cogoni, dottor Pisano, dottor Gromo, dottor Lai, dottor Piga, dottoressa Saliu, “ma anche chi si occupa di pulire la camera o portare il cibo”.

Quel destino che lo ha portato, appena maggiorenne, a lasciare Senorbì per la Lombardia, lo ha catapultato di nuovo in Sardegna. Ottavio, parrucchiere provetto e un trascorso da operaio in fabbrica, è orgoglioso che proprio qui, nella sua isola, ci sia una struttura ospedaliera all’avanguardia, che nulla (“ma proprio nulla”) ha da invidiare ai centri nazionali più rinomati: “Non sminuite il San Marcellino – conclude Ottavio rivolgendosi ai sarrabesi – anzi, serve un po’ di lotta e di interesse in più da parte vostra per difendere questo piccolo grande gioiello”.

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